Tutte le volte che idealizzo troppo un luogo o una persona, rimango spesso delusa.
E così è stato per il Bach Centre.
Ma arriviamo per gradi a questa conclusione, non vorrei che questa mia affermazione venisse subito equivocata.
Sento già le urla di protesta del Fan’s Club del dr. Bach.
Iniziamo dal principio.
Uno dei miei obiettivi era di diventare Bach Practitioner, e quando finalmente lo sono diventata, come regalo (ci si deve sempre premiare quando si raggiunge un traguardo), ho organizzato un viaggio per visitare il suo Centro a Mount Vernon.
Pianifico il viaggio con la mia amica Grazia, e partiamo per Londra alla fine di maggio (2013).
Nostra prima tappa è, ovviamente, il Bach Centre.
Anche il tempo ci è favorevole, dopo giorni di pioggia, il sole è finalmente arrivato.
Al mattino prendiamo dalla stazione di Paddington il treno che ci porta a Didcot Parkway, e qui un taxi.
Finamente ci siamo!
Su un terrapieno rialzato, un pò rientrato in un viottolo di campagna, c’è il famoso cottage del dr. Bach.
Ad accoglierci, gentilissimo, Stefan Ball: ci descrive la casa, il giardino, e quindi ci lascia libere di girare a nostro piacere.
Un fazzoletto di giardino, una casa minuscola.
Alla, sera, rientrate a Londra, non riesco a capire cosa mi ha scombussolata.
Il Centro interessante, il paesino incantevole.
Ma cosa mi aveva delusa?
E poi la risposta arriva:
La sua semplicità.
Lo so, ho letto libri, ho visto innumerevoli fotografie.
Ma solo in quel momento, l’ho percepita veramente.
E in questo è stata la mia delusione: abituata ad un mondo in technicolor 3D, dove nulla ha importanza se non c’è dietro una grande scenografia e spettacolarità, qui effetti speciali zero.
Ciò che riporta la targa sulla porta - “Semplicità, Umiltà, Compassione” - è vero!, ed è presente in tutto il Bach Centre.
Questa è stata una grande lezione per me.
Mi ha fatto pensare al mio lavoro, alla mia vita.
Una giornata nella sua casa, mi è servito più di tante letture o corsi.
Questa filosofia di pensiero non si può insegnare, la si deve vivere.
E qui si respira nell’aria.
Lo stesso è per la sua tomba, una semplice lapide, con incise le date di nascita e di morte, e la sua professione.
Nessuna frase celebrativa.
Non sono abituata a tutto questo, insomma, vivo in un paese occidentalizzato, dove tutto è artificialmente costruito, anche il più semplice dei metodi di lavoro.
Qui rischio che mi resettino il cervello, e lo riportino alla semplicità di cui parlava il dr. Bach.
Quindi se volete correre lo stesso mio rischio, consiglio vivamente una visita al Bach Centre.
Camilla