Ieri, dopo anni che non ci incontravamo se non con qualche messaggio via whatsapp o email, ho telefonato ad una delle mie più vecchie e care amiche di passaggio in Italia.
Abbiamo chiacchierato come se ci fossimo lasciate appena il giorno prima.
Negli anni ci siamo perse e ritrovate più volte.
La vita spesso ti trascina dove vuole e, anche se ci si promette di rimanere in contatto, poi non ce la si fa.
Non è per mancanza di buona volontà, ma gli impegni sono tanti, e si arriva alla sera stanche.
E l’occasione di sentire una persona cara sfuma nella stanchezza della giornata.
Ci siamo conosciute durante l’anno propedeutico al Virgilio di Milano, per l’abilitazione all’università (il famoso quinto anno per chi faceva le magistrali, storia del secolo passato).
Avevamo circa diciannove anni.
Lei era arrivata da Soverato per studiare al Conservatorio di Milano.
All’inizio ci stavamo antipatiche.
Lei solare, chiacchierona, io chiusa da buona lombarda.
Poi si era formata un’alleanza.
Durante le materie che ci annoiavano, studiavamo le nostre passioni.
Lei gli spartiti della sua amata musica. Io il linguaggio html (già allora fissata con i computer).
Ci coprivamo vicendevolmente, quando gli insegnanti ci scoprivano.
In comune l’amore per i libri e le chiacchierate fiume.
Entrambi figlie di famiglie conservatrici, nell’animo delle ribelli.
Cercavamo disperatamente un’altra verità, non quella preconfezionata che ci veniva fornita, ma la nostra.
Trent’anni dopo.
Non siamo diventate ricche o famose.
Né abbiamo realizzato i sogni di allora.
Alcuni li abbiamo persi per strada. Altri si sono modificati durante il percorso.
Tante avventure e disavventure, ma non ci siamo arrese.
Siamo ancora sulla strada a cercare la nostra verità.
E ancora adesso, dopo trent’anni, sogniamo ancora.
E quando decidiamo che è ora, rivoluzioniamo di nuovo la nostra vita per ricominciare ogni volta da capo, semplicemente per seguire un nuovo progetto.
Ciao Gigliola!
Ben tornata nella mia vita!
Camilla